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    Gli scienziati vogliono approfondire il ruolo del selenio




    Gli scienziati sono sempre più interessati ai benefici del selenio sulla nostra salute

    Un vasto studio svedese, condotto su quasi 5000 persone, conferma il grande interesse della comunità scientifica nel mappare tutti i benefici per la salute del selenio, un oligoelemento di cui molti europei sono carenti.

    Il nuovo studio, condotto dai ricercatori dell'Università di Lund, in Svezia, si è concentrato su un particolare gruppo di proteine che l’organismo non è in grado di produrre senza la presenza di selenio.

    Il corpo umano è infatti in grado di sintetizzare circa 25-30 diverse selenoproteine (enzimi selenio-dipendenti), necessarie per una serie di funzioni vitali del corpo; tuttavia, se non si assume abbastanza selenio, si rischia di interferire con la produzione di selenoproteina P (SEPP1), una delle selenoproteine più importanti, responsabile del trasporto del selenio al cuore e ad altri organi che necessitano del micronutriente.

    SEPP1 è anche un potente antiossidante che protegge dallo stress ossidativo.

    Quasi 5000 persone coinvolte nello studio

    Lo studio ha dimostrato come una carenza di selenio nel sangue risulti in livelli più bassi di selenoproteina P sia negli uomini che nelle donne.

    Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Free Radical Biology and Medicine; i ricercatori hanno utilizzato i dati provenienti da un ampio studio di coorte1 svedese (Malmö Förebyggande Medicin), con più di 4800 partecipanti.

    Non è un'osservazione sorprendente

    Gli scienziati svedesi hanno confrontato i livelli ematici di selenio e di selenoproteina P di tutti i partecipanti, e hanno notato come coloro che presentavano livelli più bassi di selenio (il 20% del campione) soffrissero di una carenza più pronunciata di selenoproteina P.

    Considerando il fatto che il suolo europeo è più povero di selenio rispetto a quello di altri continenti, il fatto che così tanti partecipanti presentassero bassi livelli ematici di selenio non ha rappresentato una sopresa per i ricercatori.

    Terreni agricoli poveri di selenio

    I terreni agricoli italiani ed europei, pur con alcune variazioni regionali, contengono pochissimo selenio rispetto a quelli di altri continenti. Anche gli italiani che seguono una dieta equilibrata con una varietà di diverse fonti di selenio possono quindi avere difficoltà ad assumere una quantità sufficiente di selenio su base giornaliera.

    La carenza di selenio nei terreni europei ha spinto molti Paesi a correggere i limiti di assunzione dell’oligoelemento: i Paesi nordici, tramite le nuove Nordic Nutrient Reccomandations, hanno infatti recentemente aggiornato il livello di selenio raccomandato quotidianamente, innalzando il limite da 70 a 90 microgrammi (μg) per gli uomini e da 50 a 75 μg per le donne.

    L’Italia in questo caso si è mossa in anticipo, innalzando le soglie già a partire dall’aprile del 2019: la Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della Salute ha infatti definito le nuove raccomandazioni (“Apporti giornalieri di vitamine e minerali ammessi negli integratori alimentari”), innalzando i limiti quotidiani di assunzione di selenio da 55 a 100 μg.

    Selenio in compresse

    Molte persone potrebbero trarre beneficio dall'assunzione di un preparato come SelenoPrecise per integrare la loro dieta quotidiana. La formulazione contiene il lievito di selenio brevettato SelenoPrecise, che fornisce all’organismo più di 20 diverse fonti di selenio organico.

    Il preparato è stato utilizzato dai ricercatori che hanno condotto il rivoluzionario studio KiSel-10, pubblicato nel 2013 sull'International Journal of Cardiology, prestigiosa rivista medica internazionale. Il SelenoPrecise è stato selezionato appositamente per la sua qualità e biodisponibilità, ampiamente documentate.

    Il selenio, come micronutriente, contribuisce, tra le altre cose, alla normale difesa immunitaria, alla salute di capelli e unghie e alla regolare funzione tiroidea.

    Riferimenti:
    1 https://doi.org/10.1016/j.freeradbiomed.2023.07.007