Cerca

    Search Results

    Chiudi

    Capire l'insufficienza cardiaca




    Più di un milione di italiani soffre di insufficienza cardiaca cronica. Per qualche motivo hanno il cuore che non riesce a produrre abbastanza energia ma c'è speranza. Se vuoi saperne di più sul cuore a corto di energia leggi qui...

    L'insufficienza cardiaca cronica è una condizione per cui metà dei pazienti muore entro un periodo di cinque anni dalla diagnosi se non riceve alcun trattamento. Con oltre un milione e mezzo di giorni d'ospedalizzazione all'anno, l'insufficienza cardiaca cronica costa una fortuna ai contribuenti italiani.

    Eventi cardiaci avversi"Fabbriche d'energia" cellulare

    Con insufficienza cardiaca si intende anche l’avere il cuore a corto di energia. Il cuore è il muscolo con il carico di lavoro maggiore all'interno del corpo umano e richiede enormi quantità di energia per contrarsi ritmicamente giorno e notte. L'energia viene prodotta all'interno di piccole centrali elettriche denominate mitocondri. Quando queste ultime non sono più in grado di generare sufficiente energia, il cuore perde la sua forza.

    Coenzima Q10

    Non c'è da stupirsi del fatto che le cellule del muscolo cardiaco contengono più mitocondri di qualunque altro tipo di cellula. I mitocondri contengono anche un composto simil-vitaminico denominato coenzima Q10, che viene sintetizzato dal corpo. I livelli di coenzima Q10 raggiungono il picco intorno ai vent'anni e con l'avanzare dell'età decrescono. Apparentemente, nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca anche i livelli di questa sostanza nutritiva sono al di sotto della media, come affermano i ricercatori che hanno analizzato le biopsie svolte sui muscoli cardiaci.

    Ampio studio sull'insufficienza cardiaca

    La scienza è interessata a scoprire le cause di questa deplezione. Alcuni anni fa è stato pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology (JAAC) uno studio svolto su 420 pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica. Q-Symbio, così si chiama lo studio, è stato il primo del suo genere. Per il loro studio i ricercatori hanno scelto nello specifico il Q10 Gold, dato che il particolare preparato di coenzima Q10 può documentare meglio la biodisponibilità rispetto ad altri marchi di Q10 presenti sul mercato.